
T’amo, o pio Bova
Tizia non è una Tizia qualunque:
ha curve, sorrisi e un profilo spaccante.
Ma sogna più luci, più cuori, più gloria,
vuol farsi una pagina (Insta) nella storia.
“Come si fa?”, chiede a Caio il furbetto,
che ha sempre un piano già nel cassetto.
“Conosci quel Cappuccetto, è uno famoso…
Prova a dare e vedrai che sarà glorioso”
Detto, fatto, la scena è pronta:
Tizia lo invita, lo accoglie e racconta.
Lui — alto, gentile, con modi garbati —
non sa che nel bosco lo aspettano in tanti.
Cammina beato, nel verde si perde,
convinto sia amore, ma è solo una merce.
Poi — puff! — da un cespuglio esce un ometto,
col tono impacciato di chi fa il furbetto.
“Il bosco ha parlato, e molto sa già.
Se vuoi che taccia, la via è qua:
un fiorino, un favore, una stretta di mano…
altrimenti ti sbatte in vetrina il villano!”
Cappuccetto, tremante, non sa che dire,
balbetta confuso, vorrebbe sparire:
“Che scandalo? Che danno? Che cosa mai farò?
Di me faranno solo un gran falò.”
Corre a raccontarlo alla cara mammina:
“Nel bosco son finito in una trappolina.
Io cercavo solo un filo d’amore…
e ora mi ritrovo dentro il clamore!”
Tizia intanto si trucca e si specchia:
“Voglio più click, non certo l’etichetta!”
E Caio già gongola con fare sovrano:
“Nel Paese del Dare ogni trucco è alla mano.”
E il povero Cappuccetto che farà?
Forse un convento lo accoglierà?
“Mi faccio prete, ma stavolta per davvero…
E mai più boschi da solo, sono sincero!”
***
© Gianluca Sposito
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